“E’ un processo che si svolge tra psicologo e cliente (inviato o rivolto direttamente) per un qualche disagio psicologico, riconosciuto dalla persona stessa o da altri.
Lo SCOPO è prestare attenzione alla problematica psicologica che ha portato alla consultazione, per giungere ad un profilo complessivo che metta in relazione il sintomo o il problema con le istanze della personalità.”
Tale consultazione può risultare più o meno estesa e più o meno approfondita, utilizzare o meno oltre al colloquio strumenti testistici.
È importante che il cliente possa cogliere la specificità della situazione come un incontro in cui il capire è un processo dello psicologo col cliente attraverso l’interazione, lo scambio e la relazione.
L’organizzazione della consultazione si sviluppa in 3 fasi:
- Fase preliminare: segnalazione e primo approccio al cliente, presentazione, specificazione dei motivi della consultazione, illustrazione dell’oggetto e scopo della consultazione, individuazione delle aspettative.
- Fase centrale: oggetto vero e proprio della consultazione, approfondimento della personalità del cliente attraverso colloquio, test, osservazione. Alla fine lo psicologo giunge alla formulazione di un profilo di personalità.
- Fase conclusiva: sintesi di quanto è accaduto, temi trattati, offerta di alcuni spunti di riflessione al cliente ad un livello vicino alla sua consapevolezza e tolleranza. Analisi della motivazione del cliente per offrire un sostegno ad una situazione di crisi o l’invio ad un altro professionista.
COLLOQUIO DIAGNOSTICO?
Lo scopo è quello di avere un quadro del cliente. Può essere libero (iniziativa lasciata al cliente) o guidato dallo psicologo (per aree), a seconda del cliente.
Le aree da investigare (anche nel colloquio libero) riguardano in generale:
- ATTEGGIAMENTI E SENTIMENTI CONSCI del cliente:
- Immagine di sé e delle figure significative con cui ha avuto a che fare
- vissuto che il paziente ha del suo problema e le soluzioni che immagina, e il posto che gli assegna all’interno della sua persona e della sua vita
- Il rapporto con sé e gli altri
- Stima di sé, interessi, lavoro, abitudini, occupazioni, impegni, tempo libero, svaghi.
- Capacità di progettarsi ed immaginarsi in un futuro prossimo e lontano
- Capacità di distinguere tra realtà interna ed esterna
- MATERIALE INCONSCIO del cliente:
- Fantasie, paure, desideri, aspirazioni, motivazioni, resistenze, associazioni
- DATI ANAMNESTICI di rilievo del cliente:
- Storia del soggetto
- Ragioni della richiesta d’aiuto
- Disturbi e difficoltà attuali e passate
- Storia dei disturbi e trattamenti intrapresi
- Relazioni emotive attuali e passate
- Storia medica
- DATI SUPPLEMENTARI:
- colloqui con altre persone (familiari, operatori)
- esami psicologici (Test Proiettivi, Rorschach, TAT; di Livello, WAIS, Raven; per Aree, percezione, memoria; Questionari, MMPI).
COLLOQUIO CON CLIENTI ADULTI AFFETTI DA GRAVE PATOLOGIA:
Nella fase acuta non è possibile un colloquio diagnostico.
È possibile invece nella fase subacuta e in quella cronica, anche se è presente sempre l’ansia.
La qualità e quantità delle aree da investigare dipende dall’estensione in cui pensiero, linguaggio, memoria ed esame di realtà risultino funzionanti..
Occorre prestare attenzione alla modalità con cui il cliente si presenta e al fatto che le parole dello psicologo possono entrare a far parte della patologia del cliente (p.e., sentite come un concreto pericolo, assimilate al delirio) e non vissute a livello simbolico di comunicazione.
COLLOQUIO CON I GENITORI:
Essi sono in grado di fornire una storia attuale e passata del bambino.
Consente di evidenziare il problema del bambino e l’atteggiamento parentale dei fronte ad esso.
Consente di capire se e come il problema presentato si colloca o interferisce nella dinamica familiare e quali eventuali accorgimenti sono stati adottati.
Consente di ottenere un’immagine dei genitori e della loro personalità, e quanto hanno contribuito a formare la personalità del bambino.
È indicativo il modo di presentarsi dei genitori.
Si tratta inoltre di accogliere, anche in colloqui successivi, ciò che i genitori di volta in volta si sentiranno di riferire.
Le aree anamnestiche da indagare riguardano:
– situazione familiare
– storia del bambino
COLLOQUIO COL BAMBINO:
Le aree da investigare riguardano:
- l’immagine che il bambino ha di sé e delle figure significative che lo circondano
- il rapporto con sé stesso e il rapporto tra sé e gli altri
- il mondo fantastico del bambino: paure, fantasie, sogni, capacità di distinguerli dalla realtà esterna
Si cercherà quindi di capire l’atteggiamento e i sentimenti che il bambino ha verso la mamma, il papà, familiari, e come si sente vissuto da loro; cosa prova verso gli insegnanti e i coetanei, come si senta da loro considerato.
COLLOQUIO CON L’ADOLESCENTE:
Le aree da investigare sono collegate alla particolare fase che sta attraversando:
- immagine di sé, il suo vissuto corporeo e le sue modificazioni
- rapporto con le figure parentali
- rapporto con i coetanei e l’altro sesso
- problematica della masturbazione e fantasie masturbatori
- modo di accostarsi alla realtà
- presenza in lui di una spinta vs. l’autonomia adulta
- r apporto con l’infanzia e il modo in cui l’adolescente la sente
OSSERVAZIONE:
Tra gli strumenti usati nell’accertamento diagnostico risulta fondamentale ed indispensabile il metodo osservativo. L’osservazione viene utilizzata secondo due modalità:
- A scopo diagnostico nei primi anni di vita, quando il linguaggio non è ancora sufficientemente sviluppato perché il bambino possa parlarci di sé attraverso il colloquio (si osservano anche il padre e la madre, oltre al linguaggio, intelligenza, motricità), oppure in soggetto di età maggiore ma con patologie gravi.
- Comunicazione non verbale, sostiene e sorregge la comunicazione verbale, e riguardano soprattutto il comportamento spaziale, i movimenti del corpo, l’espressione del volto, il paralinguaggio (tono, vocalizzazioni, interlocuzioni), caratteristiche fisiche