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Disturbo da alimentazione incontrollata (BED) e counseling psicologico
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Disturbo da alimentazione incontrollata (BED) e counseling psicologico

I disturbi del comportamento alimentare rappresentano le patologie più diffuse, negli ultimi 30 anni, della nostra società occidentale.
Sentiamo spesso parlare di Anoressia e di Bulimia, un po’ meno di Binge Eating Disorder o Disturbo da alimentazione incontrollata (BED)
Il BED è un disturbo caratterizzato dall’ingestione di quantità di cibo in un periodo di tempo limitato, dopo cui non sono presenti comportamenti di compensazione come vomito, uso di lassativi o intensa attività fisica.

Criteri diagnostici per il Disturbo da Alimentazione Incontrollata o Binge Eating Disorder (BED) (DSM IV- TR; APA 2000)

A. Episodi ricorrenti di abbuffata. Un’abbuffata è definita da entrambe le caratteristiche seguenti:

  •  Mangiare in un periodo definito di tempo  (per es. nell’arco di due ore) una quantità di cibo indiscutibilmente maggiore di quallo che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso intervallo di tempo  e in circostanze simili,
  • sensazione di perdita di controllo sull’alimentazione durante l’episodio (per es. sentire di non poter smettere di mangiare o di non poter controllare cosa o quanto si stia mangiando)

B. Le abbuffate si associano ad almeno tre dei seguenti sintomi:

    1. mangiare molto più rapidamente del normale,
    2. mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni;
    3. mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente fisicamente affamati;
    4. mangiare in solitudine perché ci si vergogna di quanto cibo si stia assumendo;
    5. provare disgusto verso di sé, depressione e senso di colpa dopo ogni episodio

C.  è  presente un marcato disagio nei confronti del comportamento bulimico.
D. Le abbuffate avvengono, in media, almeno due giorni la settimana per un periodo di sei mesi.
E. Gli episodi bulimici non si associano all’uso regolare di inappropriati comportamentio compensatori (per es. vomito, lassativi, digiuno, esercizio fisico strenuo) e non avvengono esclusivamente nel corso di anoressia nervosa e bulimia nervosa.

Un po’ di chiarezza sulle abbuffate….
Dopo queste informazioni è lecito chiedersi quale sia la differenza tra BED e Bulimia; le abbuffate, infatti, sono presenti in entrambi i disturbi ma quelle della persona che soffre di BED sono decisamente diverse da quelle che caratterizzano la sindrome bulimica.
Il DSM (APA 2000) sottolinea due diversità tra BED e Bulimia quando richiede che, per porre diagnosi del primo, l’abbuffata si verifichi in media almeno due giorni  a settimana  per un periodo di sei mesi, mentre per il secondo almeno due episodi a settimana per un minimo di  3 mesi.
Nel Binge Eating disorder si parla di giorni, nella Bulimia di episodi (Vinai, Todisco 2008), infatti, i soggetti BED riferiscono spesso di giornate in cui si abbuffano dalla mattina alla sera e di altre in cui percepiscono un maggior controllo alimentare.
La persona che presenta questo disturbo denuncia una perdita di controllo sul cibo ma mentre si abbuffa ne apprezza l’odore, il gusto, la consistenza, a differenza del soggetto bulimico (Mitchell et al. 1999).
I BED non hanno comportamenti dietetici restrittivi: questi soggetti non riescono a limitare l’introito calorico e non attribuiscono eccessiva importanza alla magrezza nella valutazione di sè.
Nella Bulimia la dieta è fortemente implicata nello sviluppo delle abbuffate, si riscontra infatti il circolo vizioso tra tentativi di restrizione, abbuffate e i comportamenti eliminativi,
Nel  Disturbo da Alimentazione Incontrollata sembra che più della metà dei soggetti abbia abbuffate prima di avere iniziato a restringere l’alimentazione.

Fattori di rischio e fattori scatenanti

Sembrano coinvolti nell’insorgenza del disturbo fattori:

  • genetici
  • neuroendocrini,
  • psicologici,
  • evolutivi-attaccamentali;
  • sociali.

Tra i fattori  di rischio che possono predisporre all’insorgenza del Binge Eating Disorder  rileviamo: bassa autostima, senso di inefficacia e inadeguatezza, impulsività, vulnerabilità emotiva associata al deficit della relgolazione emozionale. (Whiteside et al. 2007)
Già Fairburn nel 1998 aveva evidenziato l’importanza del ruolo delle famiglie nello sviluppo del BED riscontrando in queste un alto livello di criticismo su peso, aspetto e alimentazione ma anche elevate aspettative, scarsa affettività, basso contatto e poca cura nei confronti dei figli (Fairburn et al. 1998a, 1998b).
Tra i fattori scatenanti è possibile individuare il Blocco emozionale.
Un episodio in cui si introducono  quantità consistenti di alimenti può succedere a chiunque, spesso dopo frustrazioni, ansia, rabbia, litigi, se questa modalità si ripete con una certa ricorrenza è sicuramente segnale di problematiche psicologiche non risolte.
L’utilizzo del cibo come mezzo per bloccare l’emozioni è la modalità maggiormente utilizzata dai soggetti che presentano il Disturbo da Alimentazione incontrollata, l’unica modalità di risposta per reagire alle difficoltà della vita di tutti i giorni.
Abbuffarsi allora può diventare, in mancanza di altri modi per esprimersi, l’unica risposta a difficoltà affettive ed emotive.
Il cibo può compensare un’affettività non gratificante o carente ma anche placare un’aggressività non altrimenti esternata, ha inoltre il potere di attenuare stati d’ansia o di tristezza; il cibo consola da delusioni  o da eventi traumatici come lutti o separazioni…
Il Binge eater non tollera le sue emozioni e non appena le percepisce cerca di anestetizzarle attraverso l’uso di enormi quantità di cibo.

Bed e obesità

Il Bed è correlato all’obesità, anche se questa non è condizione necessaria per la diagnosi è possibile affermare che il disturbo risulti indubbiamente più comune nelle persone che seguono trattamenti per la cura dell’obesità; i tassi di prevalenza, infatti, tenderebbero a crescere proporzionalmente all’entità del sovrappeso (Ramacciotti et a. 2000,. Kalman et al. 2002).
Le prime figure professionali che solitamente prendono contatto con soggetti BED sono  i dietologhi, infatti, come accennavo, c’è una forte correlazione con l’obesità e spesso queste persone si rivolgono ai medici con la convinzione che l’unico modo per stare bene sia quello di perdere peso.
È molto importante che il medico fornisca nozioni sulle caratteristiche degli alimenti e prepari una dieta appositamente studiata per il cliente, attraverso la quale possa non solo recuperare una condizione fisica più adeguata ma anche rafforzare in parte la propria autostima; altrettanto importante sarebbe lavorare sulla costruzione di una solida motivazione alle cure e al cambiamento ma questo spetta ad un’altra figura professionale importantissima per la cure del BED: lo psicologo.
I risultati migliori e più duraturi nel tempo sono quelli  che provengono da cure integrate dove un’equipe di professionisti, dietologo, psicologo e psichiatra, collaborano tra di loro per affrontare al meglio le problematiche tipiche di  queste persone.

Bed e counseling psicologico.

Il Binge Eater al primo colloquio psicologico  mette in evidenza che il suo peso è in aumento costante a seguito dell’assunzione incontrollata di cibo ma riferisce anche come spesso l’abbuffata sia gratificante, liberatoria e che se perdesse un po’ di chili sarebbe felice, qualche volta dice di ricorrere a vomito e alla dieta ma non da importanza  a questi episodi, il primo rappresenta un tentativo per dare sollievo ad un disagio fisico, la seconda per gestire l’aumento ponderale (Mitchell J. E, et al 2008).
Dopo un’attenta valutazione diagnostica  che escluda la presenza di disturbi  depressivi gravi, stati psicotici e disturbi a livello di personalità   e dopo aver esaminato  la motivazione del cliente  è possibile iniziare un percorso di counseling psicologico che avrà come obiettivo quello di mettere in crisi il sistema di false credenze che ruotano attorno alla relazione che il soggetto ha con il cibo  e accompagnare la persona verso un cambiamento. L’intervento di counseling sarà quindi di tipo psicoeducazonale.
Nelle prime fasi è particolarmente funzionale  per il cliente iniziare a capire le molte cause dell’obesità che lo affligge incluse quelle genetiche, bilologiche e ambientali.
Può essere incredibilmente sollevante per i clienti, che spesso attribuiscono la loro obesità e l’uso di abbuffate compensatorie alla mancanza di forza di volontà, realizzare che in effetti il compito di perdere peso  e mantenere dei risultati per chi è predisposto all’obesità è estremamente difficile, in particolare se è presente una promozione ambientale dell’obesità stessa..
È importante che lo psicologo non  trasmetta che il cambiamento sia impossibile ma  piuttosto che il cliente meriti dei rinforzi positivi ogni volta che raggiungerà un  piccolo successo.
Molti sono gli strumenti da poter utilizzare nel percorso di counseling per raggiungere l’obiettivo come: lavorare con il cliente sul riconoscimento delle proprie emozioni; monitorarlo attraverso l’assegnazioni di compiti a casa (homework), per esempio il diario alimentare; far lavorare la persona con “la bilancia decisionale” utile strumento che permette al cliente di individuare le ragioni per smettere o continuare ad abbuffarsi; individuare le cause e le alternative al comportamento alimentare inadeguato…
Nel percorso di counseling psicologico è importante stipulare una sorta di contratto stabilendo gli obiettivi che il cliente desidera raggiungere, favorire un processo di potenziamento delle risorse della persona (empowerment) che contribuirà a tracciare la strada verso il cambiamento ed il benessere.

BIBLIOGRAFIA

  • Apa- American Psychiatric Association (2000) Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder (4th- TR) Waschington, DC. trad it,  Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali  (DSM-IV-TR), Masson, Milano, 2002
  • Fairburn C.G., Doll H.A., Welch S.L. et al. (1998 a). Risk factors for binge eating disorder: a comunity-based, case-control study. International yournal of Eating Disorders; Mar.23 (2): 145-151.
  • Fairburn C.G., Doll H.A., Welch S.L. et al. (1998 b) Risk factors for binge eating disorder: a comunity-based, case-controlstudy. Archives of General Psychiatry; May 55 (5): 425-432.
  • Kalman D.S., Cascarano H., Ktieger D.R. et al (2002). Frequency of binge eating disorder in an outpatient weight loss clinic. Journal of the american Dietetic Association; 102: 697-699
  • Mitchell J.E., Devlin M.J., De Zwaan M., Crow S.J., Peterson C.B., (2008). Binge-eating Disorder. Clinical Foundations and treatment. The Guilford Press, New york
  • Mitchell J.E.,  Mussewl M.P., Peterson C.B. et al. (1999). Hedonics of binge eating in women with bulimia nervosa and binge eating disorder. International Journal of Eating Disorder; sep. 26 (2): 165-170
  • Ramacciotti C.E., Coli E., Passaglia C. et al (2000). Binge eating disorder: prevalence and psychopatological features in a clinical sample of obese people in italy. Psychiatry Research; 8: 131-138.
  • Vinai P.,Todisco P, (2008) La Fame infinita, Centro Scientifico Editore, Milano, 2008
  • Whiteside U., Chen E., Neighbors c. et al (2007).Difficulties regulating emotions: do beinge eaters have fewer strategies to modulate and tolerate negative affect?. Eating behaviors; 8:  162-169

 

Altre fonti

www.studioamigdala.it
www.rivistadipsicologiaclinica.it,  Lo Coco G., Salerno L., Gullo S., Iacopanelli L.: “Relazioni interpersonali, stati emotivi e autostima in soggetti obesi binge eaters”

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